Dio è creatore ed entra dunque in relazione con l’universo. L’essere umano è particolarmente sensibile a ciò che Dio vuole comunicare. E l’essere umano ha qualcosa in più rispetto a tutte le altre creature: può rivolgersi a Dio. La preghiera è questa relazione tra Dio e l’essere umano e tra l’essere umano e il suo Dio. La relazione tra le persone è già qualcosa di complesso che passa per la parola e per molti altri modi di essere. Vale lo stesso per la nostra relazione con Dio. La preghiera è a volte qualcosa che diciamo a Dio, ma è innanzitutto il fatto di porsi davanti a Dio.
Quando pregare? Alcune religioni propongono di pregare un certo numero di volte al giorno o di pregare in un determinato momento. Cristo ci dice semplicemente che è una buona idea “vegliare e pregare in ogni momento” (Luca 21,36). Si può scegliere di pregare al mattino quando ci si alza, prima dei pasti, andando a dormire o nella natura... Non ci sono regole, salvo che la regolarità è pagante in quanto ci prepara psicologicamente a essere con Dio.
Come pregare? Quando i suoi discepoli gli pongono la domanda, Gesù risponde: “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto” (Matteo 6,6). La solitudine e il silenzio sono quindi elementi importanti. Gesù si ritirava spesso in solitudine, mentre a volte pregava con i suoi discepoli. Ognuno è libero di pregare da solo o con altri, in ginocchio, in piedi, coricato, in un angolino appositamente preparato, sotto la doccia...
Chi pregare? Dio solo, in ogni caso secondo Gesù nei vangeli (assolutamente ogni volta che parla della preghiera dice di pregare il Padre). Preghiamo dunque Dio e, come egli ci propone, preghiamo “nel nome di Gesù Cristo”.
Che cosa pregare? È una questione secondaria, in fin dei conti, perché l’essenziale è pregare. Ma ci sono comunque dei modi di pregare che sono più positivi di altri per la nostra crescita. In particolare, è bene presentare a Dio ciò che si vorrebbe veder succedere (come “Signore, vorrei tanto che mio figlio guarisse”). Ma forse è bene non dare a Dio degli ordini anche se è per domandare una cosa buona (come “Signore, guariscila!”). Si rischia di essere delusi e inoltre Dio non è Babbo Natale e sa ciò di cui abbiamo bisogno meglio di noi stessi (Matteo 6,8).
Se qualcuno è malato, il problema non viene da Dio e noi non dobbiamo cercare di convincerlo che la salute è meglio della malattia (Dio è comunque l’inventore della vita!).
La nostra preghiera può contenere:
Una lode per riconoscere che Dio è Dio, che è lui che sa davvero che cos’è il bene. Lo si può pregare anche se non si sa bene chi egli sia o se se ne dubita.
Un’invocazione: si domanda a Dio la forza perché ci dia pace, ci renda migliori, perché ci aiuti a fare del bene intorno a noi, affinché riusciamo a vedere dove possiamo progredire. Si può pregare perché si vuole avere la fede.
Un’intercessione: una preghiera per gli altri; per domandare a Dio di incoraggiarli, di dar loro la sua pace, la sua forza, la sua felicità.
Ciò che si ha nel cuore: possiamo confidare a Dio le nostre gioie e i nostri dolori, possiamo esprimere i nostri progetti e i nostri rimpianti, come a qualcuno che ci è molto vicino.
Del silenzio, per lasciar parlare Dio. Ma se si sentono delle voci è probabilmente il vicino con il volume della televisione troppo alto. Dio parla al cuore e la sua Parola è più che semplici parole.
Da " Voce Evangelica" Luglio-agosto 2012- Nr.7 -8
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