La religione occupa un posto
importante nella vita degli italiani. Secondo il 46° Rapporto Censis (2012), il
63,8% degli italiani è cattolico, l’1,8% è di un’altra religione e il 15,6% è
comunque convinto che ci sia qualcosa o qualcuno nell’aldilà. Il 21,5%
considera la tradizione religiosa un fattore di comunanza; il 35,5%, di fronte
alla richiesta se c’è qualcosa in cui crede, risponde “in Dio”. Inoltre, il
51,3% degli italiani dichiara che la domenica partecipa a attività religiose,
l’8% di aver militato o di militare tuttora in associazioni di ispirazione
religiosa. In base al Rapporto Eurispes del 2010 il numero dei credenti,
rispetto a precedenti rilevazioni, è diminuito sensibilmente, sebbene in
maggioranza gli italiani si dichiarino religiosi. Tra questi, tuttavia, occorre
distinguere tra praticanti (24,4%) e non praticanti (52,1%). Più bassa la
percentuale di quanti si definiscono agnostici (10,7%) e di chi si ritiene ateo
(7,8%).
Pur non essendoci censimenti
precisi, studi recenti stimano in 700.000 le persone che in Italia possono
essere definite “protestanti”. I più numerosi, 550.000, sono i pentecostali,
mentre le persone che fanno riferimento esplicito alla chiese della Riforma del
XVI secolo sono stimate in 70.000. In ambito cristiano gli Ortodossi sono
1.300.000. Inoltre vi sono molte altre confessioni religiose. Gli islamici sono
1.200.000; i Testimoni di Geova sono 300.000. E ancora: i Buddisti sono
180.000, gli Induisti 115.000, gli Ebrei 30.000. Non c’è dubbio che, grazie
all’immigrazione, l’Italia sta diventando un paese plurale in fatto di
religione. Anche se la religione dominante e che determina i modi e le forme
della regolazione dei rapporti tra lo Stato e le religioni è quella
cristiano-cattolica. Nonostante le Intese con le religioni minoritarie,
continuiamo a vivere in un regime di tipo concordatario, non pluralista.
In questo contesto domandiamoci
quale sia il ruolo e il significato dell’informazione religiosa di questo
settimanale che compie in questi giorni vent’anni. Un titolo, Riforma, un po’
ambizioso, è vero, che si richiama al movimento che, nel XVI secolo, ha
rivoluzionato la storia della chiesa cristiana, dando origine al “cristianesimo
evangelico”. Un cristianesimo “protestante”, che nella Dieta di Spira (1529)
denunciava (pro-testava) l’accordo tra l’Imperatore e la Chiesa, in base ai
princìpi del “Solus Christus, Sola Gratia, Sola Fide, Sola Scriptura”, come
sono testimoniati negli Evangeli. La funzione del nostro settimanale, credo,
rimane quello di “osare” una informazione che punti alla “conversione e
rigenerazione” delle chiese e del paese. Un paese che, come dicevano Piero
Gobetti e Giuseppe Gangale sulla rivista Conscientia (1924-1929, il periodo di
crisi che precedette il fascismo), non ha vissuto l’esperienza della
“rivoluzione protestante”. Ma il nostro settimanale contiene anche L’eco delle
valli valdesi che si stampa dal 1848, nell’”intérêt de la famille vaudoise”.
Una “famiglia” e un territorio che, anch’essi, hanno bisogno di “rigenerazione”
protestante.
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