Genesi 2,4b-9 (10-14)15
4b Nel
giorno che Dio il SIGNORE fece la terra e i cieli, 5 non c'era
ancora sulla terra alcun arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna
era ancora spuntata, perché Dio il SIGNORE non aveva fatto piovere sulla terra,
e non c'era alcun uomo per coltivare il suolo; 6 ma un vapore
saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo.7 Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli
soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.8 Dio il SIGNORE piantò un giardino
in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che aveva formato. 9 Dio
il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e
buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino e
l'albero della conoscenza del bene e del male. 10 Un fiume
usciva da Eden per irrigare il giardino, e di là si divideva in quattro bracci.11 Il nome del primo è Pison, ed è
quello che circonda tutto il paese di Avila, dove c'è l'oro; 12
e l'oro di quel paese è puro; qui si trovano pure il bdellio e l'ònice. 13
Il nome del secondo fiume è Ghion, ed è quello che circonda tutto il paese di
Cus. 14 Il nome del terzo fiume è Chiddechel, ed è quello che
scorre a Oriente dell'Assiria. Il quarto fiume è l'Eufrate. 15 Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino
di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.
Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Sono domande esistenziali che conosciamo bene
e che ci poniamo in un momento o l’altro della nostra vita. La Bibbia cerca di
rispondere a queste domande, prescindendo da dati scientifici e legando l’esistenza
umana a quella di Dio. E, lo fa in una duplice narrazione della creazione, in
Gensesi 1 e 2.
Se io, essere umano, esisto è perché esiste il mio
Creatore. La Genesi, il libro che parla del principio,
vuole riconciliarci con la nostra
esistenza! Cerca di dirci perché viviamo
e come dobbiamo vivere…
Ci sono tre affermazioni fondamentali nella seconda
narrazione della creazione della terra e dell'uomo che è il
nostro testo di oggi:
1.
Dio crea l’uomo;
2.
Dio si prende cura dell’uomo;
3.
Dio affida una missione all’uomo;
Tre sono parole chiave: creazione, cura e missione.
Al primo punto, Dio crea l’essere umano che noi
siamo. Alla domanda: chi siamo? La risposta è siamo creature di Dio. Considerare
l’esistenza umana da quest’angolatura dovrebbe cambiare il nostro modo di
essere con noi stessi, con gli altri e con il giardino, questa terra che ci fa
vivere.
Al terzo punto, Dio affida una missione all’uomo.
L'uomo Adamo, creato da Dio occupa una posizione privilegiata quella di
trovarsi al centro della creazione. A lui è affidato il compito di coltivare e
di custodire il giardino di Eden. In altre parole, il compito di valorizzarlo e
salvaguardarlo, e non di prenderne possesso diventandone proprietario, sfruttandolo e distruggendolo.
Eden è proprietà di Dio, Adamo ne è il custode. Nel
custodire e proteggere questa proprietà, l'uomo Adamo entra nella dialettica
vitale con Dio. Il racconto della Genesi
dimostra che l’uomo non è stato creato per se stesso, ma per rispondere ad una
necessità. Egli è fin dal principio
collaboratore di Dio.
Nel suo commentario alla Genesi, Giovanni Calvino
insiste sulla generosità del Creatore. Tutto è stato abbondantemente messo a
disposizione dell'uomo. Il Signore provvede
a tutti suoi bisogni.
E bisogna che l'uomo (Adamo) non si comporti da
padrone. Mangiare dell'albero proibito sarebbe come offendere i diritti del
proprietario. Segno inevitabile, l'albero della vita è un richiamo concreto
dell'identità del proprietario.
Il giardino
dell'Eden ci è presentato come un quadro di vita reale di una persona. Un
quadro di vita benedetta dal Signore, l'acqua vi scorre in abbondanza e il cibo non manca. Questo quadro ha bisogno
dell'essere umano e del suo lavoro. Così, la "vita paradisiaca" che si pensa sia un ozio sacro, viene a rassomigliare la nostra vita ordinaria
ovvero l'attività di ogni giorno per occuparci dei problemi del nostro
mondo. Come per Adamo, anche per noi, la
domanda di fondo è come vivere con la creazione e nel mondo secondo la volontà di
Dio.
Il nostro rapporto con Dio si rompe nel segno della sfiducia
umana che contrasta la fiducia di Dio. Avere piena fiducia in Dio è accettare
che Dio sia Dio, e riconoscerci nello stato di coloro che
dipendono dalla Sua grazia e che riconoscono il limite creaturale. Affermare che << Dio è Dio>> (K.Barth),
significa riconoscere che Egli è il Creatore e noi siamo noi, cioè creature.
L'essere umano è il rischio di Dio. Creando l'essere
umano dandogli la libertà, Dio accetta il rischio che l'uomo possa anche
disobbedirGli. Ma Dio non ci vuole delle marionette da manipolare a piacere.
Dio vuole che noi siamo libere creature in grado di vivere la reciprocità di un
amore libero e incondizionato. La nostra vita che, tutta riposa sulla libertà
deve appartenere a Dio; per avere senso e ragione di essere ha bisogno di Dio.
Come tralci riceviamo vita solo rimanendo
attaccati alla vite. Gesù ce lo dice: "Io sono la vera vite e il Padre mio il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non
porta frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto lo pota affinché ne
dia di più"; e ancora "Senza di me non potete far nulla" ( Gv15,1-2.5).
La possibilità che il mondo torni ad essere un
Paradiso è una questione di fede e di fiducia. Aprirci a Dio e disponendoci a fare
la Sua volontà è far sì che il regno di Dio che Gesù vede già presente in mezzo a noi possa manifestarsi
con tutta la sua forza attraverso il nostro impegno per la salvaguardia del
creato (giustizia ecologica) e attraverso l’impegno per la giustizia economica.
Dio dice a ciascuno di noi: desiderami
liberamente come io desidero te. Amami con il tuo intero essere senza sentirti
costretto. Regoli il tuo volere sulla mia volontà perché io sono buono per te.
Mi devi appartenere tutto intero. Ascolti soltanto me e obbediscimi in piena
fiducia.
La possibilità che il mondo torni a essere un paradiso è dunque una questione di fede, di fiducia.
La vera grandezza dell’essere umano è quella datagli da
Dio, cioè di adempiere la sua missione di gestire e salvaguardare la creazione.
Ciò riguarda l’amore per la terra, la lotta contro ogni forma di spreco, contro
l’inquinamento, lo sfruttamento dissennato delle risorse della terra; la lotta
contro ogni forma di ingiustizia e di emarginazione e contro la povertà e le
violenze.
Cosa compriamo? Cosa buttiamo? Dove lo buttiamo? …
I racconti della creazione ci indicano il cammino
della vita e del buon vivere insieme, invitandoci a preoccuparci della vita
delle generazioni future: che terra lasceremo ai figli dei nostri figli? Dio si serve di questi racconti per darci le
istruzioni per l’uso della vita che conduciamo ogni giorno per ricordarci che
siamo polvere, ma ch’Egli non ci lascia soli. Che Egli si prende cura di noi e
che, per mezzo dello Spirito Santo ci dona
la forza, l’inventiva, la saggezza per adempiere la nostra missione. Amen.
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