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16/03/2011

Gli evangelici e il Risorgimento

di Domenico Maselli, storico, già presidente della FCEI

Gli evangelici italiani partecipano con convinzione e commozione alla festa per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, consci dell’importanza dell’unificazione della penisola e del contributo dato al Risorgimento dagli evangelici italiani e stranieri.

Tra i primi ricordiamo il gran numero di esuli per ragioni politiche dal 1821 al 1850, che divennero evangelici perché associarono alla libertà della patria, quella spirituale trovata in Cristo. Il recente libro edito dalla nostra Federazione (“Scelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell’Italia unita”), ne dà un’eloquente prova.
In secondo luogo ricordiamo le comunità protestanti straniere in Italia spesso formate da oriundi i cui avi erano fuggiti all’estero dopo il fallimento della Riforma italiana del ‘500. Da esso derivò quell’evangelismo toscano, che perseguitato dal granduca per motivi religiosi, attirò l’interesse del protestantesimo internazionale sulla causa italiana favorendo l’azione di Cavour e Garibaldi.

Del resto il protestantesimo internazionale influenzato dal Risveglio vedeva nella caduta del potere temporale del papa uno dei segni dell’imminente ritorno di Cristo. Il governo inglese presentò in termini drammatici al congresso di Parigi del 1856 la situazione italiana, favorì nel 1859 l’azione del Cavour per l’unione di Toscana ed Emilia con il Regno Sardo e la formazione del Regno dell’Italia Settentrionale e Centrale. Nell’impresa dei mille vi era una legione protestante inglese con lo stesso segretario di Palmerston, Ashley Shaftesbury, figlio del presidente della Christian Alliance protestante.
Tutti gli evangelici italiani, sia politicamente più moderati e cavouriani, come i valdesi o il conte Guicciardini, o garibaldini e mazziniani come i Liberi, desideravano ardentemente l’Unità d’Italia sperando che avrebbe portato con sé una profonda riforma morale e civile. Essi accompagnavano la loro azione con la diffusione della Bibbia.

Temevano che un’unificazione indistinta impedisse l’evoluzione delle regioni più deboli del paese e proponevano il mantenimento di una separazione amministrativa e doganale tra Nord e Sud. Inoltre erano contrari alla religione di stato di cui temevano tutti i pericoli. La prima esigenza era stata capita dal Cavour ma la sua morte impedì che fosse recepita.
Una seconda volta gli evangelici furono in primo piano nella ripresa degli ideali risorgimentali nella Resistenza ed ora non possono non riaffermare con forza quegli ideali in un momento in cui una pesante crisi morale, spirituale e civile, oltre che politica, economica e sociale grava sul nostro paese e ne rende oscuro il futuro. Vorremmo contribuire in umiltà, ma con decisione insieme con tutte le forze sane della Nazione a riaffermare gli ideali per cui morirono i martiri del Risorgimento e della Resistenza. (nev-notizie evangeliche, 11/2011)

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